Siamo tutti lampascioni
Che benefici comporta il consumo dei lampascioni

 Appartengono alla famiglia delle Liliacee, così come l’aglio, la cipolla, il porro, l’asparago, e l’aloe, tutte piante che non dovrebbero mai mancare dalla nostra dieta quotidiana.

Le proprietà dei lampascioni

Ebbene nella mia modesta ricerca mi sono accorto che i lampascioni appartengono alla famiglia delle Liliacee, così come l’aglio, la cipolla, il porro, l’asparago, e l’aloe, tutte piante che non dovrebbero mai mancare dalla nostra dieta quotidiana. Tutti credo conoscono i benefici dell’aglio e della cipolla, potenti antibiotici naturali, anche l’asparago e il porro hanno proprietà simili e questo lo potete trovare su tutti i libri specializzati in piante medicinali. Avrete forse anche sentito parlare delle ultime novità sulla pianta dell’aloe, sembra che sia miracolosa in alcuni tipi di tumori.

Il lampascione invece, seppur appartiene alla stessa famiglia ed è consumato da millenni (solo in alcune regioni per la verità), non è mai stato menzionato in nessun libro specializzato, malgrado, a mio avviso, oltre a condividere con le piante sopra citate molti principi attivi, non è coltivato industrialmente, e conserva intatte da millenni tutte le sue proprietà naturali, quindi degno della massima considerazione.

Esiste, per essere precisi, un vago studio eseguito nel lontano 1888 dal dott. Antonio Curci, il quale ha pubblicato la seguente ricerca:

“Il Muscari comosum o Hyacinthus comosus è una gigliacea a bulbo tunicato, con fiori violetti ed anche blu. E’ una pianta molto comune nei campi ed in tutti i luoghi dove il terreno è coltivato o per altra ragione smosso, sicché rinunciamo a descriverla. Tutte le parti di questa pianta (Bulbo, fusto, foglie e fiori) contengono un succo mucillaginoso di sapore amaro un po’ acre. Non pertanto nelle Puglie i bulbi sotto il nome di lampascioni sono molto ricercati ed usati come alimento gradito. La bollitura toglie quasi tutto l’amaro e li rende molto digeribili. La raccolta ecc..”

La ricerca segue menzionando uno dei componenti della pianta, una saponina chiamata per l’occasione acido comosico che in misura molto concentrata viene somministrata per endovena su animali cavia con il risultato finale del decesso di quest’ultimi (poveri cani). La ricerca conclude con questo messaggio.

“Terapeudicamente mi pare che la decozione del muscari comosum sia adatta ad essere usata come espettorante nei catarri di petto, come si suol fare coll’ipecacuana, la poligola, la squillaja, ecc.. Io mi sono proposto di farne uso in pratica.
Dott. Antonio Curci, anno 1888.”

Per dovere di cronaca però devo aggiungere che alla stessa famiglia delle Liliacee appartengono altrettante piante velenose di cui il colchico (vedi scheda) ne è degno rappresentante. Fate attenzione quindi, NON toccate, in genere, piante che non conoscete, non strappate le foglie, non odoratene i fiori, la natura va capita e rispettata.

Il mio quindi vuole essere un omaggio ai lampascioni che, nonostante il loro aspetto poco invitante e il rumoroso inconveniente che spesso provoca, è una pianta degna della nostra attenzione che sicuramente ha, nel tempo, non solo sfamato i nostri progenitori in periodi di fame, ma li ha anche inconsciamente preservati in salute.

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