Ricordi di un lampascione

ricordi di un lampascione

Ricordi di un lampascione

Ho creduto ciecamente ai grandi.

Ricordi di un lampascione

I primi anni della mia vita sono stati per me, ma credo per tutti noi, i più gioiosi. Non capivo allora tutte quelle regole che determinavano l’infelicità umana. Per me era una gioia esistere. In me esisteva una dolce musica di sottofondo che non si esauriva neanche con il sonno. Poi, ho incominciato a parlare, a scrivere, leggere e soffocare la mia musica interiore. Ho dovuto imparare velocemente le differenze umane stabilite dai "grandi", capire la proprietà, la ricchezza, povertà, l’autorità, l’ignoranza, l’egoismo, la malignità.

Notavo che tutti accettavano rassegnati abusi e soprusi di chi, inconscio di essere se stesso una vittima, esercitava il potere dell’autorità, e gioivano compiaciuti nel vedermi ripetere a memoria la lezione del giorno o rispettare le loro regole.

Odiavo la mia maestra, la odiavo per le sue ingiustizie, per la sua scarsa sensibilità, per la sua ignoranza e soprattutto perché soffocava la mia dolce musica interiore.
Malgrado tutto per anni ho creduto quasi ciecamente a quello che i "grandi" tanto premurosamente cercavano di insegnarmi. Oh, se ci ho creduto! Credevo ed obbedivo anche quando non capivo. Non potevo capire.
Le regole, mi spiegavano allora, servono per farci vivere meglio, senza regole ci sarebbe il caos, la delinquenza, la disoccupazione, il dolore, l’inferno. Le regole invece ci fanno vivere comodi e sicuri. Le regole funzionano sempre.

D'altronde oggi siamo più di 7 miliardi di individui e non è facile amministrare il benessere di tutti. Cambiare il sistema è un’impresa impossibile perché pochi hanno questo potere di controllo e quei pochi hanno, in questo merdaio, una posizione di privilegio che perderebbero nel cambiare le regole.
Rassegniamoci quindi in questa realtà, dove ci sentiamo contenti nel più totale egoismo, dove la felicità di un individuo si ripercuote nello sfruttamento di altri e cosi sia.

D'altronde anche in natura è cosi. Un leone per vivere ha bisogno di 100 gazzelle. 100 gazzelle per vivere hanno bisogno di 1000 Kg. di erba, ecc.. Un essere umano per vivere comodo e felice deve sfruttarne altri 10, quei 10 per potersi difendere a loro volta ne sfrutteranno 100 e cosi sia.

Tutti, dal primo all’ultimo, siamo schiavi di questo insulso sistema. La felicità del primo è illusoria come quella dell’ultimo con la sola differenza che l’ultimo si sente felice se lui e i suoi cari hanno riempito lo stomaco, mentre il primo se il suo prossimo si inchinerà al suo passaggio. Una felicità creata della sopravvivenza e una felicità di pura ambizione.
Un essere umano solo su un’isola deserta con tutte le ricchezze e comodità di questo mondo, nel giro di pochi anni morirà di depressione. Senza la possibilità di potersi misurare con il prossimo di quello che siamo o abbiamo, senza questo confronto ogni cosa diventa inutile.

Forse tu non sei d’accordo. Non ti senti un lampascione, sei un essere felice e contento di te stesso e di tutto ciò che ti circonda. In questo caso hai sbagliato pagina, ti invito a non continuare ma a leggere solamente la prossima riflessione, troverai un messaggio riservato solo per te.

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Se ne hai voglia naturalmente.

Lampascione soggetto

Ho creduto ciecamente ai grandi. Oh, se ci ho creduto!

Io sono un lampascione

Sono nato Lampascione.

ricordi di un lampascione

Tutti accettavano rassegnati abusi e soprusi di chi, inconscio di essere se stesso vittima, esercitava il potere.

Felicità

La felicità sta dietro ogni sfida.

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